mercoledì 4 dicembre 2013

la CCSVI è presente anche nella sindrome di menière, e la PTA aiuta anche in questa malattia...

la CCSVI è presente anche nella sindrome di menière, e la PTA aiuta anche in questa malattia...



OTORINOLARINGOLOGIA

Otorinolaringologia 2013 Dicembre;63(4):173-7


    ARTICOLI ORIGINALI

L’insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sindrome di Menière: diagnosi e trattamento

Bruno A. 1, Califano L. 2, Mastrangelo D. 1, De Vizia M. 1, Bernardo B. 1
1 Divisione di Chirurgia Vascolare Clinica GEPOS ‑ Telese, Benevento, Italy;
2 Dirigente Responsabile SSD Audiologia e Foniatria A. O. G. Rummo, Benevento, Italia
Obiettivo. Recenti studi eseguiti presso la Divisone di Neurologia dell’Ospedale Bellaria di Bologna in pazienti affetti da Sindrome di Menière hanno dimostrato una significativa associazione di lesioni stenotiche e/o malformative valvolari a carico della vena giugulare e/o azygos, con caratteristiche morfo-funzionali simili a quelle riscontrabili nella sclerosi multipla che sono causa di una insufficienza venosa cronica cerebrospinale (chronic cerebro spinal venous insufficiency, CCSVI).
Metodi. Nel presente studio, gli autori, dopo aver maturato una notevole esperienza nella diagnosi e trattamento endovascolare della CCSVI nella sclerosi multipla con oltre 200 pazienti operati, presentano i risultati preliminari di uno studio diagnostico e clinico di validazione di trattamento endovascolare in pazienti affetti da Malattia di Menière refrattaria alla terapia medica convenzionale, eseguito dal gennaio a luglio 2013.
Risultati. Presso la UD di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare della Clinica “GEPOS” di Telese Terme (BN) sono stati valutati 25 pazienti con diagnosi di Malattia di Menière (MM) clinicamente definita secondo i parametri AAO 1995 (13), con la tetrade sintomatica caratteristica: ipoacusia, vertigini, acufeni e fullness auricolare. L’esame ecocolorDoppler, eseguito con apparecchiatura Esaote My Lab Vinco secondo la metodica di Zamboni per la diagnosi di CCSVI, ha mostrato la presenza di lesioni caratteristiche della CCSVI in 24/25 casi, con almeno 2 parametri diagnostici positivi. Il test è stato eseguito anche in una popolazione-controllo sana, in cui la positività dei parametri per CCSVI è stata dello 2-3%. Dei 24 pazienti positivi per CCSVI, 5, 4 donne, 1 uomo, hanno accettato di sottoporsi a trattamento endovascolare di angioplastica (PTA)* delle vene giugulari, 4 con MM monolaterale, 1 bilaterale con insorgenza della malattia variabile da 28 a 2 anni; in tutti le vene azygos sono risultate indenni da lesioni significative alla flebografia selettiva. Non si è registrata nessuna complicanza maggiore né minore né nel postoperatorio né nel follow-up successivo e tutti i pazienti sono stati tutti dimessi il giorno dopo la procedura. Il follow-up ad 1 e 3 mesi dalla PTA ha rilevato in 4/5 pazienti un miglioramento della capacità uditiva, valutata con esame audiometrico tonale e vocale, una riduzione degli acufeni. Un paziente non ha mostrato miglioramenti significativi della capacità uditiva, anche se ha riferito una soggettiva riduzione degli acufeni e della sensazione di ripienezza dell’orecchio; 2 pazienti hanno presentato crisi vertiginose di entità clinica molto più lieve rispetto a quelle pretrattamento. Quattro pazienti non hanno presentato recidive morfologiche di stenosi al controllo ecocolorDoppler, in un paziente si è evidenziata la persistenza di un parametro positivo per CCSVI.
Conclusioni. La procedura endovascolare di PTA delle vene giugulari interne si è rivelata sicura, a basso rischio, poco invasiva, associabile a tutti i principi farmaceutici comunemente impiegati per il trattamento della MM. L’esiguità della casistica presentata ed il breve follow-up non consentono ancora di trarre indicazioni significative sulla validità della procedura di PTA nei pazienti menierici con positività dei parametri diagnostici di CCSVI, tuttavia i primi risultati sono tali da far ritenere tale procedura possibile per la MM refrattaria alla terapia medica convenzionale, in attesa di dati numerici più significativi e con un follow-up più lungo.


http://www.minervamedica.it/it/riviste/otorinolaringologia/articolo.php?cod=R27Y2013N04A0173

ZAMBONI: CCSVI SNCHE IN ALZHEIMER E PARKINSON

"Zamboni, inoltre, vede la ricerca in questo campo estremamente promettente, poiché farebbe apparire sempre più chiaramente che "la circolazione venosa cerebrale nasconde molti segreti su diverse malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson", si legge nella nota."
http://www.mainfatti.it/sclerosi-multipla/Sclerosi-multipla-Zamboni-CCSVI-ha-segreti-anche-in-Alzheimer-e-Parkinson_055175033.htm

martedì 3 dicembre 2013

risposta Z. sui ritardi dello studio BD

"Brave dreams": a Cremona, CCSVI nella SM fa punto su sperimentazione - ...

L' università di Bari conferma: CCSVI è associata alla SM. La sua presenza ne peggiora la prognosi

L' università di Bari conferma: CCSVI è associata alla SM. La sua presenza ne peggiora la prognosi

Age-Related vascolari differenze tra i pazienti affetti da sclerosi multipla.

Age-Related vascolari differenze tra i pazienti affetti da sclerosi multipla.

Fonte

Malattie cardiovascolari Sezione Dipartimento di Emergenza e Trapianti d'Organo (DETO), Università di Bari Piazza G. Cesare, 11 70124 - Bari Italia. marcomatteo.ciccone @ uniba.it.

Astratto

Lo scopo del nostro studio è stato quello di analizzare gli aspetti morfologici e funzionali delle vene cerebrali per mezzo di eco-color-Doppler nei giovani anziani (cioè,> 30 anni) dei pazienti (ad esempio, ≤ 30 anni) e affetti da sclerosi multipla. 552 pazienti con sclerosi multipla sono stati valutati per mezzo di un Eco-Color-Doppler apposito supporto (MyLab Vinco eco-color Doppler sistema, Esaote), in posizione sia supina e seduta. 458 (83%) ha mostrato alterazioni nelle loro strutture morfologiche e funzionali delle vene cerebrali e sono stati divisi in due gruppi: 1) ≤ 30 (110 pazienti) e 2)> 30 anni (348 pazienti). Pazienti giovani hanno mostrato un aumento statisticamente significativo numero maggiore di entrambi hemodinamically (44% contro 35%, p <0,01) e non hemodinamically (51% vs 45%, p <0,05) significativa stenosi nelle vene giugulari interne. Una percentuale più bassa di giovani pazienti ha mostrato deflusso bloccato nelle vene cervicali (50% vs 65%, p <0.01) rispetto ai più anziani. I pazienti> 30 anni delineato un significativo grado elevato di disabilità (Expanded Disability Status Scale punteggio: 5 vs 3, p <0.01), così come maggiore durata di malattia (12 vs 5 mesi, p <0.01) rispetto ai più giovani. Senza differenze potrebbero essere delineati in merito multipla forma clinica di sclerosi della malattia. Gruppi di giovani e adulti sono diversi tipi di pazienti, l'ex mostrando molto più cerebrale vene stenosi e flusso bloccato nelle vene giugulari interne e le vene vertebrali rispetto al secondo. Durata della malattia potrebbe spiegare tali differenze: maggiore è la durata malattie, maggiore è il grado di alterazioni vascolari e, quindi, il grado di invalidità. Questo potrebbe essere dovuto alle complesse menomazioni emodinamici venosi indotti dalle alterazioni nelle pareti vascolari: il flusso di sangue bloccato o difficile attraverso la stenosi potrebbe aumentare la pressione idrostatica nel cranio e questo potrebbe indurre le cellule cerebrali danni che potrebbero portare alla genesi della più avanzata anomalie morfologiche. Inoltre, alterazioni delle navi potrebbero compromettere le funzioni endoteliali venose che potrebbero trasformare in una possibile alterazione dei controlli di rendimento vena cerebrale che potrebbe peggiorare il deflusso vascolare cerebrale. Può essere possibile che i primi interventi vascolari clinici, farmacologici e / o invasive potrebbero esercitare un possibile ruolo nella storia naturale della sclerosi multipla naturalmente. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per confermare tali considerazioni.  http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24274909

lunedì 2 dicembre 2013

Comunicato Stampa: "Convegno a Cremona fa chiarezza su evidenze scientifiche su CCSVI e SM"


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Comunicato Stampa: "Convegno a Cremona fa chiarezza su evidenze scientifiche su CCSVI e SM
1) L’Insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) è una patologia venosa ormai confermata. 2) Una circolazione venosa cerebrale difettosa determina le lesioni precoci della sclerosi multipla e sembra sempre più avere un ruolo in diverse altre malattie neurodegenerative. 3) Condurre ricerche terapeutiche è etico. 4) L’angioplastica dilatativa venosa (PTA) rappresenta una concreta speranza per migliorare la qualità della vita dei malati di SM e CCSVI. 5) Studi in direzioni nuove stanno allargando l’ ‘orizzonte investigativo’ sulla CCSVI, guardando ai muscoli che premono sulle giugulari e ad aspetti particolari di queste vene e delle loro pareti.
Questi i punti qualificanti emersi dal Convegno “CCSVI e Sclerosi Multipla: le conferme della scienza” svoltosi questo fine settimana  a Cremona e che ha visto, malgrado l’inclemenza del tempo, la partecipazione di circa 300 persone provenienti da tutta Italia.
L'Associazione CCSVI nella SM, organizzatrice dell'evento, ha fortemente voluto questo incontro al fine di fare chiarezza sulle evidenze scientifiche fin qui prodotte sulla Insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), e mettere ordine, con interventi di alto profilo scientifico, in un panorama mediatico fortemente sbilanciato e che ingiustamente e crudelmente crea confusione e disorientamento tra i malati e le loro famiglie.
All’incontro hanno partecipato il prof. Paolo Zamboni, Direttore del Centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara, il dott  Fabrizio Salvi, neurologo, responsabile del centro Il Bene dell’Ospedale Bellaria di Bologna, e il dott. Raffaello Pagani, vicepresidente della Macro-Regione NordOvest della Società italiana di flebologia clinica e sperimentale (SIFCS)
Intervenendo in merito alla controversia scientifica sulla relazione tra la CCSVI e la Sclerosi Multipla, Zamboni ha ricordato le tre meta-analisi finora elaborate nel mondo, che confermano tutte una significativa prevalenza della CCSVI nei malati con Sclerosi Multipla.In particolare l’ultima, recentissima, ha chiaramente dimostrato un significativo rischio doppio di avere la Sclerosi Multipla quando viene rilevata la Ccsvi, senza eterogeneità tra gli studi arruolati.
In riferimento ad alcuni studi non confermativi recentemente pubblicati e che hanno avuto grande eco mediatica, il prof. Zamboni ha analizzato le metodologie in essi adottate evidenziandone i grossolani limiti che ne hanno condizionato i risultati ricordando che: "Nella scienza un esperimento positivo e` una conferma, un esperimento negativo non nega quelli positivi... semplicemente non trova".
Dai più recenti e qualificati incontri scientifici internazionali che si sono occupati di CCSVI, ha sottolineato Zamboni, è emerso come la ricerca in questo campo sia estremamente promettente eappaia sempre più chiaro che la circolazione venosa cerebrale nasconde molti segreti su diverse malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.
Nel simposio Veith svoltosi recentemente a New York , appuntamento centrale per la medicina e la chirurgia vascolare, è stato mostrato che esistono 11 studi di trattamento, i cui risultati, pur ancora in assenza di uno studio randomizzato, dimostrano come sia etico condurre ricerche terapeutiche: tutti i gruppi riportano infatti miglioramenti della qualità della vita, e di sintomi invalidanti in questo momento privi di terapie efficaci.
Rispetto a Brave Dreams, lo studio clinico da lui diretto finanziato dalla Regione Emilia Romagna, Zamboni ha riferito che la sperimentazione procede con grande rigore sia pure molto lentamente, sia per la difficoltà della stessa che per una serie di "difficoltà" burocratiche che sono state riscontrate nei diversi centri. Quello che appare chiaramente – ha ribadito - è che la sperimentazione è quanto di più solido e serio sia mai stato concepito come disegno sperimentale nel campo della sclerosi multipla.
L'origine autoimmune della SM – la più accreditata dalla classe neurologica – è stata messa in discussione dal dott Salvi, il neurologo che da sempre ha affiancato gli studi di Zamboni sulla CCSVI e la sua correlazione con la SM.
"L'autoimmunita` e` una strada senza uscita” ha affermato. “ Le risposte dei farmaci che hanno lavorato sull'ipotesi autoimmune hanno dato risultati insoddisfacenti."
Secondo il neurologo bolognese, coautore di numerosissimi studi pubblicati da Zamboni e il suo team,"L'ipoperfusione cerebrale appare il fattore precipitante nel causare lesioni precoci nella SM. La ipoperfusione precede la comparsa delle placche e spiega molti dei sintomi (cefalea, fatica...) frequentissimi nella SM e non spiegati dalla teoria autoimmune”. “Un difettoso deflusso venoso – ha concluso -  puo` essere la causa dell'ipoperfusione".
Un contributo alla conferma che la CCSVI precede, e non segue la SM è venuto dallo studio appena pubblicato sulla rivista internazionale BMC Neurology. presentato da uno degli autori, il dott Raffaello Pagani.
Lo studio, che ha preso in esame 313 pazienti con SM e 298 sani, per due anni,  inaugura un approccio diagnostico “dinamico” con ecocolordoppler (ECD), per valutare le dimensioni delle vene giugulari nei diversi gradi di rotazione della testa.
Lo studio è il primo ad aver dimostrato nella maggior parte dei pazienti analizzati l’esistenza di un aspetto particolare delle giugulari, molto probabilmente congenito, riscontrato solo nelle persone con CCSVI e SM, e mai nel controlli sani. Questo sembra decisamente dimostrare – anche se ulteriori studi saranno necessari – che le malformazioni venose, ossia la CCSVI, precede, e non segue, il manifestarsi della SM, contrariamente a quanto supposto dagli oppositori della ricerca.
Il convegno, durato oltre tre ore, si è chiuso con un lungo e ricco dibattito, segno del vivo interesse dei malati per questo filone della ricerca scientifica sulla SM che ha ridato loro speranze e aperto promettenti prospettive.
Roma/Bologna, 2 Dicembre 2013
Ufficio Stampa CCSVI-SM Onlus
Gisella Pandolfo 347 4074986
Dora Carapellese 347 4581906

Roma/Bologna 2 dicembre 2013